Il lavoro

del

futuro

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di Marco Bentivogli

Viviamo in un tempo di grandi trasformazioni e sarebbe sbagliato e miope illudersi che non tocchi anche al sindacato cambiare e trasformarsi profondamente, dal momento che cambiano le esigenze, le aspettative, lo stile di vita di quanti ci affidano il compito di rappresentarli.

Il sindacato da sempre è un grande luogo educativo e palestra di democrazia che crea consapevolezza, autonomia e protagonismo. Si è spesso adattato a generare pigre dipendenze tra ruoli, ipoteche alla responsabilizzazione che è la precondizione di ogni ruolo di rappresentanza. Per questo oggi se vogliamo cogliere il segno dei tempi, siamo chiamati a fare scelte Radicali, Rifondative e Rigeneratrici. La rivoluzione digitale tocca la complessità del rapporto tra tecnologia, uomo e società e se la fabbrica del XX secolo, conservava sul lavoro una dimensione collettiva, con una stretta correlazione spazio e tempo, oggi questo legame sta affievolendo e ci sfida in maniera inedita sia sul piano organizzativo che della rappresentanza. Si tratta di tracciare una nuova pista, mai battuta e solo chi avrà la capacità di saper scrivere su un foglio bianco, sgombro dai dogmi e dalle ideologie del passato, andando incontro al futuro non resterà marginale rispetto ai cambiamenti in atto.  La digitalizzazione del lavoro sindacale sia sul piano organizzativo, comunicativo e della rappresentanza è ancora in troppi ambiti all’anno zero. Nonostante la tecnologia offra già oggi soluzioni straordinarie per informare e rimanere in contatto con i nostri iscritti dalle cloud, all’intranet ai social-network, alle chat, e nonostante i nostri “big data” (banche dati, bilanci aziendali, Caaf, patronati, contrattazione, dati associativi, vertenze ecc.) offrano possibilità di analisi straordinarie, come sindacato non ne abbiamo colto ancora appieno le potenzialità ma gli sviluppi sono illimitati. L’impatto disruptive sulle gerarchie, su funzioni e ruoli nelle organizzazioni è fortissimo. Non rimodellare le organizzazioni in modo intelligente e di rete, rende sempre più distanti i ruoli formali da quelli reali, le funzioni codificate dalla loro utilità. Serve coraggio ma questa distonia è sempre più marcata.

L’aumento delle nuove diseguaglianze, l’azione disruptive del digitale, la narrazione negativa del futuro, stanno erodendo le basi della legittimità del sistema costituito dall’incrocio tra economia di mercato, protezione sociale e democrazia rappresentativa. Si tratta di problemi di portata enorme, trovare le risposte non è facile. La trasformazione in atto va governata puntando sulla formazione e sulle competenze, facendo cioè ai lavoratori da bussola per orientarsi in un mondo del lavoro privo dei riferimenti di un tempo.  Nella smart factory conteranno molto meno che in passato le gerarchie e molto di più le persone, servirà investire in tecnologia ma soprattutto sulle persone sulla loro formazione. Cruciale in questo senso il ruolo della contrattazione. La bockchain, intesa come infrastruttura di base delle nuove relazioni economico-sociali, grazie ai contratti intelligenti consentirà di gestire in modo innovativo abusi, errori o frodi. Il nuovo spazio organizzativo per il sindacato futuro diventa quindi anche digitale e immaginare “app” ad hoc e lavorare su forme organizzative del tutto nuove è la sfida. Le decisioni che prenderemo nei prossimi anni condizioneranno il futuro, se la nostra generazione non riuscirà ad avere una visione complessiva del lavoro, il futuro sarà deciso a caso. Le relazioni umane sono decisive, danno senso e qualità anche agli interscambi digitali. Ma la loro qualità e significato sono decisive. Il digitale può essere un’ottima piattaforma da cui ritornare a essere organizzatori delle comunità sociali e del lavoro ma bisogna rimettersi in discussione con grande coraggio e spirito di frontiera.

da tedXrimini

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